giovedì 28 agosto 2008

net futurismo

Un commento al blog mi ha fatto conoscere una realtà a me completamente sconosciuta, la propongo a chi ama il futurismo sperando di fare cosa gradita agli estimatori di Emilio Notte futurista. Ricordo quindi un appuntamento che si terrà nel Salento tra pochi giorni:

il 31 agosto 2008, ore 20:30
a Otranto (LE), presso la Sala Triangolare del Castello Aragonese si terrà la
Anti-conferenza net.futurista
con Antonio Saccoccio, Gianluigi Giorgetti, Claudio Giannetta, Elio Paiano. Visitate il sito:

Netfuturismo.it è il primo sitodinamico del pianeta. non c'è mai prodotto finito. c'è processo e sviluppo continuo. in ogni sezione. i GSPPN (Gruppi di Sviluppo Permanente del Pensiero Netfuturista) sono l'unica risposta all'impaludamento vetrina l'ho fatto Io guarda e ammira della sitostatica contemporanea. grazie al web 2.0, abbiamo già inventato il web 3.0.

Per aderire al Net-Futurismo: info@netfuturismo.it

sabato 23 agosto 2008

la pinacoteca E. Notte con mostra


Grazie a Franco Nigro per aver pubblicato questo filmato.

mercoledì 13 agosto 2008

Emilio Notte a Villa d'Este

Quando Villa d'Este a Tivoli entrò a far parte delle proprietà dello Stato Italiano, fu aperta al pubblico e interamente restaurata negli anni 1920-30. L’esecuzione del fregio di una sala del palazzo fu affidata al pittore Emilio Notte.
Villa d'Este, il capolavoro del giardino "all'italiana" ideato da Pirro Ligorio per il cardinale Ippolito II d'Este, ha rappresentato una novità assoluta nel panorama delle ville del XVI secolo.
Con la nomina a Governatore di Tivoli nel 1550 Ippolito II inizia a concepire il grandioso progetto di trasformazione dell'antico monastero annesso alla chiesa di S. Maria Maggiore e dei terreni circostanti in un insieme residenziale degno di competere con la Villa imperiale di Adriano.
Mai prima di allora, ad eccezione dei modelli antichi, la natura e 1'orografia del luogo erano state così massicciamente rimodellate per articolare il giardino in pendii e terrazzi digradanti, con un'impresa che destò lo stupore dei contemporanei. Per la grandiosità dell'impresa, la ricchezza delle decorazioni e la straordinaria varietà dei giochi d'acqua, Villa d'Este ebbe immediata celebrità tra i contemporanei e costituì un modello in Europa fino all’affermarsi del “giardino francese" di Versailles e Vaux-Le-Vicomte.
Le sale del Palazzo vennero decorate sotto la direzione di protagonisti del tardo manierismo romano come Livio Agresti, Federico Zuccari, Durante Alberti, Girolamo Muziano, Cesare Nebbia e Antonio Tempesta. La sistemazione era quasi completata alla morte del cardinale (1572).

Foto AhiCeglie

Descrizione della Sala delle Arti e Mestieri:
“Nel 1925, quando la villa era oramai proprietà dello stato, venne realizzata la piacevole decorazione di gusto eclettico del fregio eseguita a tempera dal pittore Emilio Notte (1891-1982), che tenta di stabilire una assonanza figurativa con le decorazioni cinquecentesche, mantenendo lo schema compositivo e tematico degli ambienti che precedono. Accanto ai ridondanti cartigli neocinquecenteschi con medaglioni ispirati alla mitologia tiburtina troviamo però, al posto delle consuete virtù o divinità, una serie di dodici figure che impersonano le corporazioni di arte e mestieri di Tivoli, affiancando la figura paludata di Tibur Superbum che sfoglia il libro degli statuti civici. Vediamo così succedersi i Falegnami, i Muratori, i Fabbri, gli Asinari, i Carrettieri, gli Ortolani, i Calzolai, i Mercanti e Sarti, i Mulinari, i Macellai e i Buttari. Secondo le cronache, per tali figure avrebbero posato veri artigiani, commercianti e contadini di Tivoli.”
In realtà oggi sappiamo che i diversi volti appartengono ai cittadini di Castel Madama, luogo di origine e residenza di Attilio Rossi, Conservatore onorario della villa.

lunedì 11 agosto 2008

una lite

on line

Adriana Notte e Pietro Marino: lite "futurista" sull'arte

Lunedì, 18 marzo 2002

Interessante scambio di accuse, poco ermetico ma molto espressionista e neorealista, tra Adriana Notte, figlia del pittore cegliese Emilio Notte, e Pietro Marino, critico culturale della Gazzetta del Mezzogiorno e per molti anni condirettore del quotidiano pugliese. Lo scintillìo di sciabole, cui peraltro la Adriana non è nuova nella personale difesa del padre e della pittura, occupa gran parte della rubrica "Lettere" della Gazzetta del Mezzogiorno.

Pubblichiamo integralmente lo scritto di Adriana Notte e la risposta di Pietro Marino.

"Il pittore Emilio Notte (e la figlia)"La lite sulla Gazzetta del Mezzogiorno

LA LETTERA DI ADRIANA NOTTE

A proposito della mostra di arte contemporanea: «Omaggio al sacro» di Noci, nella Civica galleria d'arte contemporanea (via Porta Putignano 44, inaugurata il 9 febbraio e aperta fino al 9 aprile), con tanta ironica baldanza descritta (si fa per dire) dal giornalista Pietro Marino, ci permettiamo, in vista di una conferenza dibattito che si terrà nelle stesse sale della mostra il 20 c.m., di presentarci con qualche annotazione di merito.

A ferro caldo, l'articolo suddetto dal titolo: «Noci cercando il sacro» (Gazzetta, febbraio 2002) ebbe l'effetto di una bevanda appena effervescente di cattivo gusto e pessima marca. Abbiamo atteso, prima di riaverci dal piccolo shock: la sfrontatezza leggiadra dell'articolo aveva del patetico. Dei partecipanti alla mostra, visti in mucchio, non uno si era salvato, solleticati melanconicamente dalla spiumata penna del Marino che, tra sottintesi da ricamo pettegolo, approdava infine pericolosamente ad apprezzamenti antistorici intorno alla figura di Emilio Notte. Scandalose inesattezze storiche non dovrebbero essere permesse ad un giornalista che si voglia far rispettare come tale. È veramente troppo mostrare Emilio Notte come «protagonista» del Futurismo napoletano che non è mai esistito.

Ma sa, almeno, il Marino, che Emilio Notte è stato firmatario del Manifesto futurista nel 1917? E che a Napoli pervenne nel 1930? È pietosamente ridicolo parlare di «blando espressionismo» a proposito del suddetto artista; il quale ha lasciato una traccia troppo importante nella storia dell'arte per non permettere manipolazioni ambigue di date e avvenimenti. Invitiamo pertanto il Marino a documentarsi almeno sulle date della storia, a meno che la sua autosufficienza non sia una feritoia troppo stretta per documentazioni per lui forse faticose.

Per finire, alla sottoscritta figlia di Emilio Notte fa abbastanza schifo il supposto «blando espressionismo», anche a lei attribuito. Per cui, in attesa dell'annunciata conferenza della sera del 20 marzo, dal titolo: «La ricerca del Volto», cerchiamo onestamente e umilmente di leggere la nostra storia, che, davvero, non è «blanda», né «sommaria», né «passatista», ma tragicamente e meravigliosamente nuova.

Adriana Notte
Ceglie Messapica (Brindisi)


LA RISPOSTA DI PIETRO MARINO

Risponde Pietro Marino.
Se la signora Adriana Notte mi avesse coperto di insulti un mese fa, ovvero dopo la recensione alla mostra di Noci nella rubrica «Colpo d'occhio» del 14 febbraio, avrei capito. A caldo, una cattiva lettura (anzi, lo «shock») può far perdere le staffe. Di insulti ne ho ricevuti, in oltre 40 anni di militanza critica: sempre da pessimi pittori o da maldestri organizzatori, incapaci di opporre ragionamenti a giudizi magari anche severi. Ora, di Adriana Notte avevo altra stima. Apprezzavo la passione con cui si dedica al culto del padre a Ceglie Messapico, paese natale dell'artista. Che poi abbia voluto seguirne le orme, non dico sfruttarne il nome, è umano. I risultati della figlia in pittura non sono granché. Perciò a me sembrava, scrivendo che le sue opere si rifanno ad un «blando espressionismo» (che non è una parolaccia) di averla trattata sin troppo bene.

Ma è francamente sgradevole che lei riduca Emilio Notte a «scudo umano» per così dire, quasi che fosse lui l'offeso, mentre io gli rendevo evidentemente omaggio. Ma che sto a discutere con una che si spinge ad affermare che «il Futurismo napoletano non è mai esistito»? Chissà a chi parlò Boccioni a Napoli nel 1910 e per chi scrisse il «manifesto futurista ai pittori meridionali» nel 1916, chissà che ci faceva Sprovieri a Napoli con la sua Galleria Futurista nel 1914 e Prampolini , Marinetti e Casella a Capri negli anni Venti, chissà come si rivoltano nella tomba Francesco Cangiullo e gli altri pionieri napoletani sino ai Circumvisionisti degli anni Trenta ed oltre, Piscopo, Buccafusca, Jappelli, Lepore eccetera, chissà dove si accostarono al Futurismo altri pugliesi come Filippo Cifariello e Paolo Ricci. E quanto ad Emilio Notte, è vero che la sua vicenda futurista nasce e si sviluppa tra Firenze e Milano. Ma quando scese a Napoli avendo ottenuto la cattedra di decorazione all'Accademia nel 1929, da quella fama era preceduto. E come «avanguardista» fu pesantemente osteggiato dai passatisti (con attacchi offensivi simili a quelli che ora la figlia rivolge a me) mentre affascinò i giovani studenti di Accademia.

Molti furono poi protagonisti del rinnovamento napoletano. Da Notte «scoprimmo il fascino degli impressionisti, i meandri picassiani, il Futurismo», testimonierà uno di loro. Ma i rapporti ulteriori di Emilio Notte con Marinetti ed altri esponenti del secondo futurismo, la sua firma apparsa su un altro manifesto futurista nel 1933, le sue riprese di opere futuriste negli anni Cinquanta - Sessanta, sono sottolineati nel saggio di Riccardo Notte (Adriana lo conosce?), pubblicato nel catalogo Electa della mostra «Futurismo e Meridione», che si tenne a Napoli a cura di Enrico Crispolti nel 1996. A quel testo rinvierei la signora Notte perché si ripassi bibliografia e storia del Futurismo napoletano… e del padre. «Onestamente e umilmente», si capisce. Auguri per l'incontro del 20 marzo.


Non sono in grado di far altro che riportare qui la diatriba, la mia formazione ed informazione non permette di chiosare nella sostanza le due posizioni, posso però scrivere dell'amarezza di lettore di espressioni dialettiche un tantino trascese, un modo poco opportuno di ricordare la memoria di un Artista.

domenica 10 agosto 2008

ritorno da vulcano

C'era una volta Emilio Notte. Napoli l'ha dimenticato, Lecce no. "Ritorno da Vulcano" olio su tela 70x100 cm 1965. In esposizione nella galleria MarcianoArte

Alcuni anni fa, a Ceglie Messapica, in Puglia, si tenne un convegno di studi su Emilio Notte inserito nel quadro del Futurismo italiano. Dagli atti di quel convegno, oggi sta per essere pubblicato, in collaborazione con l'Università di Lecce, un libro davvero scientifico, cui hanno partecipato insigni studiosi di questo Movimento che fu una gloria indiscussa del nostro Novecento.
Il grande volume comprende anche illuminanti saggi di Gino Agnese, presidente della Quadriennale di Roma, Enrico Crispolti, il più autorevole esperto del Futurismo in arte, del professor Antonio Giannone dell'Università di Lecce, nonché due lunghe interviste raccolte e trascritte da Michele Ciracì, in cui Emilio Notte racconta la sua vita, e scritti inediti del Maestro risalenti agli anni dal 1915 al 1920, tuttora conservati nell'archivio di Primo Conti, dove sono raccolti i più importanti documenti del Futurismo. Fin qui nulla di strano: Notte è uno dei grandi esponenti del Futurismo, e un tale riconoscimento gli è dovuto. Il dato interessante è che sia la Puglia a manifestare attenzione sulla sua opera. Perché Notte, a Ceglie Messapica, vi nacque soltanto, e a Lecce non c'è mai stato, né come artista né come semplice turista. Egli, infatti, svolse la sua attività di do cente e artista a Milano, Firenze, Venezia, Roma e infine a Napoli. Eppure è la Puglia che lo ricorda con orgoglio, consapevole del fatto che il suo nome è una gloria per l'intera regione. Rallegra il cuore che in qualche parte dell'Italia si coltivi la memoria di personaggi illustri. Dovremmo prenderne esempio anche noi napoletani, perché Emilio Notte, a Napoli, tenne la cattedra di Pittura all'Accademia di Belle Arti per oltre quarant'anni e per un decennio ne fu anche direttore. Ma non ce lo ricordiamo più. Eppure egli è la figura chiave nel panorama artistico della nostra città. Tralasciamo il fatto che a Venezia siano stati suoi allievi Mirko e Afro Basaldella, a Roma il grande Scipione, a Napoli egli ha avuto come allievi Mimmo Rotella, Lucio Del Pezzo, Guido Biasi, Mimmo Jodice, Armando de Stefano (che fu anche suo successore alla cattedra di Pittura), Mario Colucci, che fu suo assistente, tanto per citarne alcuni fra i più rappresentativi, nonché tutta la lunghissima schiera di artisti che ancora oggi operano con più o meno fortuna nella nostra città. Di tutti questi, Emilio Notte è stato il Maestro per antonomasia. Quando negli anni Trenta giunse a Napoli, aveva alle spalle una robusta cultura artistica europea che spaziava da Cezanne all'Espressionismo tedesco, dalla Secessione al Futurismo, oltre a una fitta rete di rapporti con gli esponenti più autorevoli della cultura italiana del Novecento, come Filippo Tommaso Marinetti, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, con Massimo Bontempelli del Realismo Magico, con Arturo Martini, con Margherita Sarfatti, che curò le sue mostre milanesi. Napoli, in quegli anni, viveva una stagione artistica a dir poco mediocre: di Picasso non si conosceva neppure il nome e dove, se si eccettua qualche isolato come Eugenio Viti, l'arte si trascinava sull'oleografismo più deteriore. Con un paziente e appassionato lavoro egli svecchiò e preparò il terreno a quella che sarebbe stata l'avanguardia degli anni Cinquanta e Sessanta, formando artisti che avrebbero dialogato con l'Europa, come il MAC napoletano, il Gruppo Sud, Il Gruppo 58, e la Pop Art. Non ci sono stati artisti napoletani che non siano usciti dalla scuola di Emilio Notte. Non fosse che per questo Napoli dovrebbe tributargli un doveroso riconoscimento con una mostra antologica completa e scientifica. È giusto accogliere nella nostra città artisti di fama mondiale, ma insieme a questi sarebbe nostro dovere ricordare anche le nostre glorie passate e, presenti. Soprattutto passate, altrimenti ci destiniamo al colonialismo culturale. Sono venti anni che Roma propone grandi mostre della Scuola Romana; Bologna fa altrettanto con i suoi artisti, per non parlare di Milano e di Torino. Ogni tanto bisognerebbe ricordare che Mnemosine (la Memoria), era la madre delle Muse (le arti). Ars longa, vita brevis, diceva Orazio, nel senso che l'arte oltrepassa la vita umana e la perpetua. E solo per questo, che gli artisti si dannano l'anima: per sopravvivere. Fatica inutile, per quelli napoletani, senza la Memoria.

Articolo del 30/04/2008 di Maria Roccasalva

sabato 9 agosto 2008

in occasione del ventennale della morte

on line

A vent'anni dalla morte ricordato il pittore Emilio Notte

Giovedì, 28 novembre 2002

Nel ventennale della scomparsa di Emilio Notte, oggi il sindaco di Ceglie Messapica, Mario Annese, ha scoperto sulla facciata della casa natale del pittore futurista una lapide commemorativa. Alle 10 nel teatro comunale di Ceglie si è tenuto un convegno «Emilio Notte. Un maestro del Novecento»: vi hanno preso parte Michele Ciracì, Carmelo Pasimeni, Gino Agnese, Lucio Giannone, Gloria Anichini Costa, Giuseppe Mazzarino, Enrico Crispolti. Nel pomeriggio è stata visitata la civica galleria Emilio Notte che raccoglie una importante donazione del maestro alla città di Ceglie, comprendente sue opere (tre, inestimabili, del periodo futurista) ed opere di suoi allievi.

"La Gazzetta del Mezzogiorno" ha ricordato l'appuntamento con un lungo articolo di Giuseppe Mazzarino pubblicato nella pagina della cultura. Lo riportiamo integralmente.

Emilio Notte il futurista senza velocità

di Giuseppe Mazzarino

Finalmente la terra di Puglia celebra e ricorda uno dei suoi figli, Emilio Notte, uno dei grandi maestri della pittura del XX secolo. L'occasione del centenario, nel 1991, era passata invano, ed a Ceglie Messapica languiva anche, accatastata in un deposito, la donazione che il maestro, prima di scomparire ultranovantenne, aveva voluto lasciare alla «sua» città. Sua molto fra virgolette, perché Notte, pugliese per caso (il padre, veneto, era a Ceglie come ufficiale del registro) ebbe in Toscana, tra Firenze e Prato, la sua formazione artistica ed esercitò poi per decenni a Napoli il suo magistero. Ma alla terra natìa era rimasto comunque sentimentalmente, visceralmente legato.
Il ventennale della scomparsa è diventato allora il pretesto per riparlare di Notte, rendergli onore, rendere fruibile la sua donazione. E il comune di Ceglie questa volta non si è fatto cogliere impreparato.

Emilio Notte, d'altronde, è un gigante ancora semi-sconosciuto nella storia del Novecento. Se non fosse stato per la tenacia e solerzia di un suo antico allievo all'Accademia di Belle arti di Napoli, il giornalista e critico Gino Agnese, attuale presidente della Quadriennale romana, per una campagna di stampa che vide nei Novanta il figlio del maestro, Riccardo, ed i quotidiani pugliesi in prima linea nel riproporre il grande misconosciuto, e soprattutto per la paziente opera di Enrico Crispolti, uno dei maggiori studiosi europei del Futurismo e delle Avanguardie, Emilio Notte sarebbe ancora una nota in margine agli studi sul Futurismo, e magari sarebbe un po' più conosciuto come «pittore napoletano», di buona mano ma tutt'altro che avanguardista. E invece...

Nato a Ceglie ma formatosi in Toscana, allievo di Fattori e De Carolis, Notte entra subito in contatto con gli ambienti lacerbiani, anche se non lega molto con Soffici, e nel 1916 lo troviamo, sia pure in posizione minoritaria e distinta, nel gruppo de L'Italia Futurista, la cosiddetta «Pattuglia azzurra» che surrogò a Firenze la defezione di Papini, Soffici e Palazzeschi dal Futurismo e diede vita al «secondo Futurismo fiorentino» (da non confondere col Secondo Futurismo tout court, che parte dagli Anni Venti).
Leggermente più anziano degli altri pittori del gruppo e dotato di una salda tecnica, il nostro, che ha già esposto alla Biennale di Venezia del 1912, è peraltro stimato un primattore: «Notte spiccava in mezzo a noi», ammetterà molti anni più tardi Primo Conti, al quale peccati di modestia non ne ha mai potuti imputare nessuno. Conti, Lucio Venna e Mario Nannini lo eleggono a loro maestro. Non altrettanto bene vanno le cose, per contro, con gli ideologi della pittura astratto-occultistica, i fratelli Ginanni Corradini, ovvero Bruno Corra e Arnaldo Ginna, come li ribattezzerà futuristicamente Giacomo Balla.
In particolare Notte non condivide la scelta per l'astrattismo che Ginna compie decisamente già negli albori degli anni Dieci e che si sostanzia, oltre che nelle prime opere astratte dell'arte europea, in contemporanea con quelle di Kandinskij ed in leggero anticipo su quelle di Balla, anche in due importanti saggi scritti in collaborazione col fratello Bruno. Notte non ci sta. Il suo futurismo, già esplicito fin dal '15 in una delle tante piazze che dipingerà, è piuttosto, nonostante la personale antipatia, di impronta sofficiana. Notte difendeva la figurazione, Ginna postulava la scomparsa dell'oggetto. Non solo. Come tutti i futuristi «toscani», lacerbiani o no, Notte non è particolarmente attratto dalla civiltà meccanica e metropolitana: anche nelle sue piazze è più facile trovare pazienti animali da tiro che automobili, tram o locomotive. Nel 1916 Notte realizza un'opera fondamentale, il ritratto di Arnaldo Ginna, che incorpora alla maniera futurista e cubista un frammento della testata de L'Italia Futurista; ma è un omaggio ambiguo al contestato compagno di strada, effigiato con uno sguardo inquietante e con una cadaverica mano femminile bianca posata sulla spalla, quasi significazione di possessione di forze occulte.
Il segno di Notte era comunque quello di un maestro, tanto che è accaduto che un suo quadro sia stato addirittura attribuito a Boccioni (e considerato un autoritratto boccioniano!), ed un altro è stato venduto per opera di Boccioni, con apposizione di firma falsa.

Nell'immediato dopoguerra, dopo aver cercato di creare una corrente di pittori futuristi anti-astrattisti, Notte prende decisamente le distanze dal Futurismo e da Marinetti; il suo ritorno all'ordine artistico non è però accompagnato da analoga posizione politica, anzi, il socialista Notte diventa addirittura comunista.
L'avventura futurista è finita, continua una lunga e preziosa militanza artistica e di maestro di artisti, interrotta solo dalla morte, a Napoli, nel 1982.

(La Gazzetta del Mezzogiorno)

un anno fa...

Un post di: ahiceglie Fonte dell'immagine: click!
Buonanotte ai suonatori. / Buonanotte al secchio. / Peggio che andare di notte. / Le mille e una notte. / Notte brava. / Notte bianca. /
Emilio Notte.

"La Civica Pinacoteca, provvisoriamente allocata in un palazzo del centro storico di fine '800, ospita una galleria delle opere di Emilio Notte, tra le quali la celebre Crocifissione donata, insieme con altre di notevole pregio artistico, dal maestro alla propria città natale."

Emilio Notte 01Altra grande assente nel programma CegliEstate 2007 l'arte. Ceglie Messapica: "Città d'arte terra di gastronomia". Come dice RivaDestra "ambront'". Non siamo capaci di valorizzare neanche le cose che abbiamo: nessuna manifestazione e neanche un'indicazione sul pieghevole.

Emilio Notte 02Ribadisco ancora il concetto: non c'è bisogno di una mega manifestazione, ma semplicemente qualcosa che sia un occasione per animare il centro storico e per ricordare ai cegliesi e agli altri che abbiamo delle opere d'arte, poi se a qualcuno piace la pittura tanto di guadagnato.

Basta poco, che ce vò.

Se qualcuno volesse sapere qualcosa su Emilio Notte.
Se qualcuno volesse sapere le ultime mostre in cui ci sono state opere del maestro.

venerdì 8 agosto 2008

Emilio Notte, difficoltà di rinnovare la pittura



Emilio Notte è forse l'esempio più rappresentativo della difficoltà che la pittura cosiddetta d'avanguardia ha trovato nell'ambiente artistico della Napoli del Novecento. Infatti Notte quando iniziò stabilmente la sua attività a Napoli, nel 1929, sebbene già godesse di una meritata buona notorietà nel mondo dell'arte moderna nazionale di quel periodo e sebbene da quel momento costituisse un punto di riferimento forte e preciso del rinnovamento artistico della città, tuttavia restò completamente isolato in un ambiente che si attardava in temi e forme di stampo ottocentesco, fino al punto che, come si racconta, per circa vent'anni non riuscì a vendere un quadro. Emilio Notte nacque a Ceglie Messapica, vicino Brindisi, nel 1891. L'artista scoprì la sua vocazione per la pittura giovanissimo, quando viveva a Sant'Angelo dei Lombardi, dove il padre era stato trasferito. Nel 1906 venne a Napoli, dove fu allievo dell'Accademia delle Belle Arti, allora diretta da Vincenzo Volpe. Poco dopo si trasferì in Toscana. A Firenze partecipò attivamente al movimento futurista, firmandone un manifesto nel 1917. La sua adesione a quel movimento era però un'adesione sentita intimamente sul piano culturale ed artistico e non l'adesione alle esternazioni chiassose, piazzaiole e snobistiche caratteristiche di quella corrente. Un suo dipinto del 1919, “La strada bianca”, fu il primo quadro futurista acquistato dal Re. Man mano che negli anni Venti il Futurismo andava attenuando l'impeto degli anni della Grande Guerra, e la pittura italiana andava rinunciando in parte alle sue istanze di avanguardismo, Emilio Notte rielaborava le sue linee espressive, un pò facendo tesoro delle tendenze che man mano si susseguivano (cubismo, espressionismo tedesco, ecc), ma anche mediando con qualche rilettura dell'impressionismo francese. In effetti il senso della sperimentazione accompagnò a lungo la produzione di Notte, che quindi dava la sensazione di attraversare diverse "incarnazioni" stilistiche. Dopo un soggiorno milanese, nel 1929 il pittore si stabilì definitivamente a Napoli, dove cominciò ad insegnare presso l'Accademia delle Belle Arti, attività che proseguì per 40 anni.
Come abbiamo già detto, inizialmente il suo discorso futurista o comunque di ricerca innovativa, lo isolò. Nel corso del primo ventennio che trascorse a Napoli, fino al 1948, nel suo periodo di maggiore fervore creativo e di ricerca, fece una sola mostra: i suoi quadri non piacevano, non vendeva. Sopravviveva solo grazie all'attività di insegnante e vendendo ogni tanto qualche quadro ad amici. Sebbene fosse quasi isolato rispetto agli altri artisti napoletani coevi, proseguì con tenacia la sua ricerca innovatrice sulla scìa delle correnti allora emergenti, costituendo un momento cruciale di rinnovamento dell'arte napoletana e un forte e preciso punto di riferimento per la nascente pittura moderna locale. Nel secondo dopoguerra, nel 1958, alcuni suoi allievi (Fergola, Persico, Di Bello, del Pezzo) saranno i fondatori del "Gruppo 58", dopo un quinquennio dall'apertura della sperimentazione dello stile informale. Emilio Notte nella sua lunga attività partecipò a tutte le più importanti esposizioni sia in Italia che all’estero e attualmente alcune sue opere si trovano nella Galleria d’Arte Moderna di Roma, di Firenze e di Bologna, nonché in Gallerie straniere. Il critico d'arte Piero Girace a metà Novecento così ce lo descrive: "rassomiglia a Giove Olimpio. Sembra uscito fresco fresco da una statua greca. A simiglianza di certi artisti di altri tempi, ha una barba folta e brizzolata che gli conferisce un'aria terribilmente austera". I suoi ultimi anni il pittore li trascorse al Vomero, in Via Jannelli. Morì nel 1982. L'immagine che accompagna questo articolo l'abbiamo tratta da un catalogo della casa d'Arte vomerese Vincent dell'aprile 2005 e riproduce un dipinto di Emilio Notte del 1967 intitolato "La famiglia del Circo".

Tre donne in arte nella valle d'Itria

Nell'ambito delle manifestazioni previste nella Festa del Popolo Cegliese, lunedì 11 agosto alle ore 19:00, presso la Pinacoteca Comunale "Emilio Notte", sarà inaugurata la mostra di pittura "Tre donne in arte nella valle d'Itria". La mostra, presentata dalla Dott.ssa Letizia Molfetta dell'Accademia di belle Arti di Lecce, sarà curata dall'Associazione Culturale Nazionale "Emilio Notte", con il patrocinio dell'Amministrazione Provinciale di Brindisi. Alle ore 20:45, in via Muri 46, sarà inaugurata la Mostra di pittura "Sublime Time" di Cobell.

La mostra "Tre Donne in Arte in Valle d’Itria" costituirà l'occasione per immergersi nell'espressione artistica "vista" dalle mani femminili di chi vive e conosce le nostre splendide terre. Ma di chi sono queste mani? Un brevissimo ritratto, costruito con le notizie raccolte in rete ... e non solo.

ADRIANA NOTTE
Nasce a Milano il 20 Novembre del 1920, figlia del pittore Emilio Notte e della cantante lirica Ines dell’Armi. Due anni dopo si trasferirà a Roma, e dopo qualche anno a Napoli, dove il padre insegnava. Nel 1939 consegue il diploma presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, ottenendo presto la cattedra. Avrà inoltre occasione di insegnare in diversi licei artistici italiani, tra i quali: il liceo artistico di Napoli, l’Istituto d’arte di Marino a Roma e l’istituto Artistico di Pescara.
Il percorso artistico di Adriana Notte ha inizio proprio nei primissimi anni di vita, (forse per emulare il padre, firmatario del movimento futurista o per dar sfogo alla sua naturale vocazione artistica), continuando di pari passo con le vicende personali che caratterizzeranno il resto della sua vita fino ad oggi. Lei stessa afferma: “La mia arte non può essere disgiunta dalle vicende che hanno caratterizzato la mia vita perché proprio attraverso essa sono riuscita a superare le difficoltà…”
Un percorso artistico caratterizzato da una particolare poliedricità che spazia tra pittura e poesia (ha pubblicato più di 30 testi tra prosa e poesia), teatro e danza, tra l’insegnamento e la realizzazione di importanti Pale D’altare in varie chiese e santuari italiani mediante tecniche miste, quali mosaico e pittura. Il filo conduttore delle sue diverse esperienze artistiche è nella fede religiosa e nell’amore per l’arte e per la verità artistica. Si ricordano tra le sue importanti partecipazioni a manifestazioni d’arte contemporanea nazionali ed internazionali: la “Biennale di Venezia”, la “Quadriennale di Roma”, la “Biennale del Mediterraneo”, l’”Expo Arte di Bari”.
Da più di un ventennio Adriana Notte vive ed opera in valle d’Itria, restando però ai margini della “mondanità dell’arte”, in quanto: “Tutto ciò che l’artista fa, lontano da ogni compromesso con mode e filosofie del momento, è Arte».

VANDA VALENTE
Gli oli che l’artista espone appartengono a momenti diversi della sua vita. Temi tutti religiosi, nonostante la corporalità delle immagini. Temi che rappresentano un’apoteosi della mitologia cristiana. Adolescente, fu affidata all’amico Emilio Notte che la seguì nella sua istruzione al Liceo d’arte di Napoli. Vanda Valente si affaccia nel mondo dell’arte seguendo i Futuristi, passando poi ad una pittura i cui soggetti erano corpi aggrovigliati e in lotta.
Una pittura prevalentemente ricca di “materialità”, in cui le figura perdono la loro forma umana. Una pittura in cui i corpi vengono avvolti dall’erotismo e dalla corporalità. Una pittura che faceva appello all’idea di un femminismo pregno della forza catturante del corpo. Una pittura che all’epoca non fu capita. Il femminismo tipico del periodo giovanile si è venuto stemperando col ritorno ai luoghi in cui è nata. I colori mai squillanti, ma toni sporchi di grigio. La vita non più intesa come esplosione di luce ma come gioia consumata nella penombra, felicità trattenuta. Il desiderio della pittrice è ora quello di smaterializzare i corpi, creare figure geometriche per raccontare la forza della memoria e dell’immaginazione.

IRINA HALE
Irina Hale, nasce a Londra nel 1932 da genitori russo-irlandesi. Si è formata alla Bath Accademy of Art. Donna e artista aperta al mondo, ha soggiornato a Roma, Parigi e in India.
Dal '92 lavora con il teatro delle ombre creando spettacoli e dando vita a laboratori didattici.
Dopo un breve periodo di lavoro a Carrara, ha vissuto e operato in Abruzzo. A Salisburgo approfondisce il progetto pittorico e poetico della riduzione all’essenzialità.
Da notare, nella sua pittura, l’essenzialità e la freschezza delle forme e dei colori.
Irina però è ancora più sognante, nei volti dei suoi personaggi si coglie un continuo stupore. L’autrice ha riversato nei racconti e nella pittura la sua lunga tradizione culturale connotando la sua infinita produzione artistica di un’atmosfera di internazionalità e globalità.
Una donna che vive ed opera tra i trulli della valle d’Itria da oltre quarant’anni.
Ultimamente, per la sua pittura usa spesso materiale di recupero.
Anche la sua creatività di scrittrice si va arricchendo sempre più di ricerca poetica. E’ inoltre Illustratrice di libri per l’infanzia.

Testo di:
RivaDestra

giovedì 7 agosto 2008

una proposta di Nicola Ciracì

Ho ricevuto da Nicola Ciracì la mail che trascrivo di seguito, ho raccolto il suo invito ad interessarmi del nostro Pittore cominciando a curare il presente blog sperando di poterlo arricchire, con l'aiuto della blogosfera cegliese, come d'altronde faccio da tempo con il blog dedicato a Pietro Gatti.

Egregi Diavoletto, Rivadestra e Smemorato,
come credo saprete il prossimo anno si festeggiano i 100 anni del Futurismo, nato con la pubblicazione del "Manifesto" su "Le Figaro". Basta fare una semplice ricerca in rete per vedere che molte città italiane si stanno o si sono già organizzate con prodomi del centenario, per festeggiare con quanto più risalto possibile questo avvenimento. Milano con la mostra di Boccioni, i disegni di Sironi e le lettere di Marinetti, Venezia con i quadri di Prampolini e Nino Vitali, la nostra Lecce con la retrospettiva di Nino della Site, uno dei massimi protagonisti dell'aeropittura futurista italiana , persino il museo Pushkin di Mosca ospiterà una mostra interamente dedicata ai maggiori autori, insieme a tantissime altre iniziative in tantissime altre città. Forse a molti stranamente sfugge che uno dei firmatari del "Manifesto" è stato Emilio Notte e che lo stesso, con una dimostrazione di affetto forse immeritata, ha donato alla nostra Ceglie alcune delle sue opere più significative tanto da permetterci di detenere un Museo Civico o meglio una pinacoteca. Malgrado ciò credo che a nessuno sia venuto in mente (escluso Michele Ciracì) di organizzare anche a Ceglie una qualsiasi iniziativa sul tema o sull'autore neanche nel cartellone estivo almeno per gratitudine verso il nostro concittadino. Nel ns piccolo il giorno 11, come saprete abbiamo organizzato nell'ambito della festa del Popolo Cegliese una mostra pittorica tutta rosa con la figlia di Notte, ed una sua allieva, troppo poco ma almeno un segnale per ricordare a noi stessi che esiste un luogo d' interesse culturale come la pinacoteca.
Comunque il dato che volevo sottolineare è che non esiste un catalogo disponibile della pinacoteca, un CD o peggio ancora un sito, di fatto non esiste nulla che possa dire al mondo quale patrimonio Ceglie conservi.
Anzi l'associazione "E. Notte"che organizza la nostra mostra, non avendo avuto fortuna e ascolto nella nostra Ceglie, dove relativamente alla pittura esiste il pensiero unico, ha spostato la sua sede a Ostuni dove evidentemente amministratori diciamo più oculati hanno consegnato loro palazzo Tanzarella, sede che è stato trasformata in una galleria permanente decantata da Raffaele Nigro sulla Gazzetta del Mezzogiorno poche settimane orsono. Il Giorno 7 Cisternino, nella sala consiliare, ospita un convegno sulla vita e opere del Maestro Notte con la partecipazione del critico Nino d'Antonio, della serie speriamo che non ci scippino pure il maestro Notte.
Tornando a noi, volevo proporre ai vostri blog, di mettere in cantiere, comunemente, alcune iniziative ad iniziare dalla realizzazione di un semplice sito, come e' stato fatto per il poete Gatti o iniziative sulla scorta di quanto fatto per La Madonna della Grotta, aprendo la partecipazione a chiunque voglia contribuire, ovviamente sotto la supervisione di un comitato scientifico che dovremmo individuare. Basterebbe chiedere in rete la disponibilità a lavorare per questo progetto, che di fatto sarebbe la nostra festa al futurismo. Io mi fermo qui offrendo tutta la mia disponibilità pratica e non teorica e vi chiedo di riflettere su quanto il nostro concittadino meriterebbe una simile iniziativa.
Fatemi sapere e grazie.
Nicola Ciracì

Emilio Notte un pittore nato a Ceglie Messapica

Emilio Notte - Ceglie Messapico, Brindisi, 1891 - Napoli, 1982
Con la famiglia si trasferisce a Sant'Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, dove frequenta il liceo e contemporaneamente si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Napoli; il direttore, Vincenzo Volpe, notandone le straordinarie qualità artistiche, gli concede uno studio privato all'interno dell'Accademia. Durante il soggiorno napoletano, conclusosi nel 1907 con il trasferimento in Toscana, il pittore ha scarsi contatti con il mondo artistico locale erede della gloriosa tradizione ottocentesca; gli unici rapporti stretti a Napoli sono quelli con Michele Cammarano. La famiglia si trasferisce poi a Prato; qui il giovane artista consegue la maturità classica e frequenta con regolarità le lezioni all'Accademia di Firenze. Allievo di De Carolis e Sartorio, ha modo di apprendere i preziosi insegnamenti di Fattori, Viani e Magni. L'ambiente fiorentino risulta estremamente vivo e stimolante per Emilio Notte che non trascura di studiare anche la pittura del Quattrocento, di cui ammira il canone di ordine universale. Esordisce con opere dalle tematiche complesse e socialmente impegnate, che svelano l'adesione alla cultura europea di inclinazione socialista, riscontrabile nella "deformazione espressionista" dei soggetti rappresentati. Alla Biennale di Venezia del 1909 l'artista, ancora diciottenne, espone due opere Le Parche e Gli idolatri e altrettante ne presenta all'edizione 1912 Gli Idioti e Feticismo. Alla Promotrice fiorentina del 1910 partecipa con I poveri di Prato, Funerale e Donne che pregano. Notte è assiduo frequentatore dei circoli intellettuali di Firenze e dei caffè più in vista della città, come il Pasckowsky e il Giubbe Rosse. Con Binazzi, Soffici, Papini, Campana e Palazzeschi allarga il proprio orizzonte di conoscenze e scopre, per la prima volta nel 1912, la pittura di Cézanne. L'incontro che segna profondamente l'artista, tuttavia, è quello con Boccioni; le nature morte, che esegue a partire dal 1914, rivelano l'avvicinamento al movimento futurista che diventa più rilevante l'anno seguente, con il trasferimento a Firenze. La pittura di Emilio Notte resta legata ad una concezione più classica dell'arte basata su principi costruttivi e geometrizzanti. Predilige temi semplici come le vedute di città, che gli consentono di gettare un occhio sulla vita di tutti i giorni, in una sorta di "realismo umanitario". Nel 1916 con Boccioni, Balla, Casorati, de Chirico e Spadini prende parte alla Biennale di Venezia. Esporrà alle rassegne veneziane anche dal 1928 al 1936 e dal 1940 al 1948, e vi avrà una sala personale nel 1942. Nel 1917 Notte firma insieme a Lucio Venna il manifesto teorico futurista Fondamento lineare geometrico, pubblicato ne "L'Italia futurista" del 21 ottobre. L'anno seguente i due autori firmano il manifesto futurista antiastrattista, pubblicato solo negli anni Ottanta. La Prima Guerra Mondiale impegna l'artista al fronte; poi si stabilisce con la famiglia a Venezia. Tra il 1918 e il 1919 Notte si divide tra la città lagunare e Milano, dove conosce Mario Sironi nel salotto di Margherita Sarfatti, frequentato dai futuristi milanesi. Nel capoluogo lombardo, in cui si trasferisce nel 1919, partecipa alla grande Mostra Futurista ed inaugura la monografica alla Galleria Ballerin presentata dalla Sarfatti. A Roma espone alla Casa d'Arte Bragaglia conquistando la stima di Vergani, Oppo e Longhi. Nel 1920-1921 è presente alla Mostra Futurista di Ginevra e negli anni 1921 e 1923 partecipa alla I e II Biennale romana. Vincitore del Pensionato artistico, nel 1922 si trasferisce a Roma. Il pittore conosceva la città da anni e qui aveva partecipato nel 1914 alla II Esposizione Internazionale d'Arte della Secessione. Incontra gli amici di vecchia data e ne conosce di nuovi come Ferrazzi, Drei, Martini e Colasanti. La produzione romana è contrassegnata dal tipico realismo, comune a gran parte delle opere di Notte, con un accento nuovo, si può dire "magico". Espone alle Quadriennali della città dal 1931 al 1959. Ottiene l'insegnamento di Figura Disegnata al Liceo Artistico di Roma. Insegna anche a Venezia (1924-1928) e dal 1929 tiene le lezioni di Decorazione all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Dal 1945 al 1961 ha la cattedra di Pittura nello stesso Istituto. Neanche ora Notte riesce ad inserirsi nel mondo elitario degli artisti napoletani, ma il suo contributo di pittore colto e cosmopolita riesce a scuotere dal torpore quell'ambiente chiuso e contribuisce all'apertura di una finestra sull'universo artistico internazionale. Nella città partenopea, tuttavia, Emilio Notte lavora con instancabile impegno, come nel 1940 quando affresca l'Auditorium della Mostra d'Oltremare. Gli anni Quaranta sono quelli più intensi di esperienze e scoperte per l'eclettico artista, che passa attraverso lo studio degli Impressionisti francesi e di Picasso del periodo rosa e di Guernica e non disdegna la lezione neorealista dei murales messicani. La prima parte degli anni Sessanta nota come "stagione di Vulcano", dall'isola in cui l'artista suole trascorrere le vacanze estive, è segnata da stilemi espressionisti alla Nolde. L'ultima produzione del pittore è caratterizzata da una maggior varietà tematica. (fonte)

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